Eppure La diagonale du fou è lungi dall'essere un film privo di interesse. Ideato ai tempi della celebre sfida scacchistica fra Kortchnoi e Karpov esso si costruisce sul fatto che dei due russi uno era un dissidente e, l'altro un ortodosso (volente o nolente, ma questo è un altro discorso). Mette così in scena l'intelligenza e la passione, da una parte (quella che contraddistingue la scena, affascinante anche per i profani, di un campionato del mondo di scacchi). E, dall'altra, la volgarità della ragione di stato, il sopruso nei confronti della dignità umana.

Questo secondo aspetto è il meno riuscito del film, per un certo schematismo nella descrizione del clima da guerra fredda e l'insistenza sui cliché antisovietici tradizionali.

L'altra, quella che dipinge il mondo elitario dello scontro intellettuale nasce invece da uno sguardo assai efficace. Così la simmetria dei personaggi e degli oggetti tipici degli scacchi e del mondo che li rappresenta, la presenza dei cronometri, l'atemporalità, l'amoralità di una dimensione interamente consacrata al raziocinio conferisce alle immagini di Dembo una forma particolare ed insolita. L'interpretazione (Michel Piccoli nel ruolo del "russo", Alexander Arbatt in quello del giovane espatriato, Leslie Caron e Liv Ullmann rispettive consorti, e Daniel Olbrychski, il cattivo intento ad impedire ad ogni costo la vittoria del dissidente) e largamente al disopra della norma."